Aleksandr Puskin è il più grande poeta russo. La sua vita sembra un romanzo
Nasce da una nobile famiglia decaduta e viene allevato da una governante in una casa caotica, presto si innamora della bella sorella di un compagno di scuola.
Per le sue idee progressiste e con l’accusa di ateismo viene esiliato nel Caucaso in una zona selvaggia. A causa di una contadinella fa un duello alla pistola con un cosacco e, si racconta, mentre l’altro spara il poeta mangia delle ciliegie colte dalla fanciulla
Vive poi per qualche tempo con una banda di zingari e, si racconta, li supera in quanto a disordine di vita.
Nel 1826 Puskin ha ventisette anni e viene richiamato a Mosca dall’esilio dal nuovo zar. Un paio di anni più tardi incontra una donna bellissima, Natalia Goncharova, sboccia un amore difficile e contrastato che si conclude con un matrimonio.
La coppia si sposta a Pietroburgo. Natalia gli impone una lussuosissima vita mondana con enormi spese.
Cominciano a correre voci di un rapporto fra la moglie e un ufficiale francese, tale Dantès che la corteggia in modo pesante. Arrivano anche lettere anonime sull’argomento.
Puskin sfida a duello il Dantès e viene ferito gravemente. Due giorni di agonia e il poeta muore. A soli trentotto anni.
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