Diario di viaggio di NonnaMà
8-12 febbraio 2011
8 febbraio
E' mattina, siamo ancora in Thailandia. È il Mekong che segna il confine con il Laos. Il nostro gruppetto dovrà attraversarlo in barca
Scendiamo al fiume portando il nostro bagaglio a mano
Ci accompagnano dei facchini con le valigie pesanti
Le barche che traghettano i turisti con il loro bagaglio sono molto numerose
Siamo in Laos
Una breve salita e una scaletta ci portano agli uffici di dogana dove dobbiamo ottenere il visto. Ci mettiamo in fila
A un primo sportello consegni passaporto, foto e dollari. Ti tiri indietro. Dopo qualche minuto da un altro sportello gridano il tuo nome mostrando la foto e ritiri il passaporto con il visto. I nomi sono storpiati e ogni tanto un funzionario deve uscire col il passaporto e cercare il turista cui appartiene e che non ha riconosciuto il proprio nome
Conosciamo Sak, la nostra guida
Una stradina piuttosto ripida ci porta alla jeep che ci aspetta sulla strada principale. Si riconosce la mia fedele valigia nera nel carrello del facchino
Siamo a Houey Xai
Girandosi a guardare: il Mekong e, al di là, la Thailandia
Il gruppetto (siamo in quattro) sale in jeep
In breve tempo arriviamo al porticciolo da dove partono le barche per le crociere sul fiume
Questa è la prima foto che scatto alla nostra barca, appena salita. Sono le dieci
Ogni barca ospita in genere una dozzina di turisti. La nostra è solo per noi quattro
Noi seguiamo la corrente del fiume, oggi navigheremo circa otto ore. Per il primo tratto avremo la Thailandia a destra e il Laos a sinistra, poi sarà Laos da ambedue le parti
Qualche rara barca, qualche altrettanto raro gruppetto di capanne e piccole case
Canne da pesca senza pescatore e una mandria di bovini
Dopo ore di navigazione qualcuno di noi si è reso conto che non avevamo visto neppure un uccello. Sak, interrogato, ha spiegato che se li mangiano, non ce ne sono quasi più. E che i Laotiani mangiano qualsiasi cosa cammini o si muova! (vedremo lo stesso in Cambogia)
Una barca come la nostra risale il fiume vuota, per caricare altri turisti e ricominciare
Cominciando da sinistra: c'è il pilota insieme a un secondo uomo che fa con lui un turno e che lo aiuta al momento dell'attracco, poi c'è la zona-turisti con poltroncine e tavolini, poi il grande tavolo da pranzo, indi la toilette. La parte chiusa a destra comprende una cucina e l'abitazione della famiglia che ci vive. Ci sono anche delle donne, infatti, che cucinano e servono il pranzo. Nel mezzo metro davanti al pilota ci sono in genere vasi con piante e fiori
Verso mezzogiorno attracchiamo vicino ad altre barche e subito si materializzano dal nulla frotte di ragazzini
Visiteremo un villaggio dell'etnia Hmong, che però dal fiume non si vede
Questa minoranza è di religione animista e ha lo sciamano
Per terra, davanti alla porta, un amuleto contro il malocchio
L'orticello nel vaso sul tetto
Questo villaggio ha nome Ban-Hovi-Noi-Khum (Ban significa villaggio)
Il pranzo, molto buono
Una minestra di zucca con polpettine di carne
Frittatine a tocchetti, pollo con cavolfiore e funghi, un misto di verdure cotte (tutto sempre brodoso) con prevalenza di fagiolini
Mentre pranziamo c'è il sole ma non è caldo e c'è una leggera brezza
E intanto scorre la vita sul fiume. Le grosse barche come la nostra servono anche ai locali per i trasferimenti loro e delle loro merci
Ci portano gustosi tocchi di ananas e.....
I frutti del tamarindo che non avevo mai visto: la polpa del frutto è poca, assomiglia al dattero e dentro ci sono grossi semi neri e lucidi
Vita sul fiume
Donne che setacciano l'acqua del fiume in cerca di pagliuzze d'oro, uomini che pescano
Sta quasi per tramontare il sole quando attracchiamo a Pakbeng, paesino con albergo dove pernotteremo
9 febbraio
Lasciamo l'albergo e riscendiamo alla barca
Davanti a noi il facchino con i bagagli
Appena salpati fotografo il paese con l'albergo e con parecchia nebbia
Fa freddo, in barca, e ci dànno delle copertine
Mi piace la crociera, perciò sorrido
Ogni tanto tiro fuori le mani per fare una foto
Nuova fermata per visitare il villaggio Ban-Kheng-Hang, di etnia Khameu, circa 500 abitanti
I bambini ci vengono incontro e ci accompagnano lungo la salita
Le case qui sono su palafitte per difendersi dagli animali
L'albero del tamarindo e la scrofa con i suoi maialini
Nel villaggio
La paglia per il tetto che va rifatto ogni anno
La mia amica distribuisce le caramelle che ha portato da Roma
Si ritorna alla barca
Le rocce scure che emergono dalle acque del Mekong ci accompagnano quasi sempre
Questo bel fiume è lungo 4.500 chilometri. Nasce in Tibet, funge da confine tra Laos e Birmania, poi fra Thailandia e Laos, ed è qui che l'abbiamo visto la prima volta e l'abbiamo attraversato con la barca. Scorre poi nel Laos e nella Cambogia. Qui a Phnom Penh noi lo saluteremo perché ci dirigeremo a nord. In questa città il fiume si divide in due rami che corrono paralleli verso sud e verso il Vietnam dove sbocca con un vastissimo delta nel Mar Cinese Meridionale (me significa fiume e kong significa vita, non so in quale delle varie lingue dei paesi che percorre)
Arriviamo alle Grotte di Pak Ou, che si trovano ai piedi di una ripida scogliera. Esse sono un luogo venerato perché, secondo la tradizione, sono la dimora di uno dei quindici naga, i mitici serpenti delle acque che proteggono questa regione e un tempo erano anche dimora di eremiti
Come sempre la nostra barca si infila fra altre tre o quattro e noi dovremo passare da una all'altra per scendere, con una passerella finale
Si sale una scala di pietra
L'ingresso e la grotta principale
Vi sono più di seimila statue di Buddha di tutte le dimensioni, deposte qui dai devoti durante le feste di Capodanno
Abbiamo concluso la visita e ora siamo ripartiti
La giornata volge al termine, e così la nostra crociera sul Mekong
Siamo arrivati a Luang Prabang. Sak ci lascia per risalire il fiume con la barca. Da domani avremo una nuova guida
A Luang Prabang dormiremo tre notti in un bellissimo albergo
Il giardino dell'albergo
A fine cena una varietà di frutta: ananas, mango, anguria e uno con la polpa bianca a puntini neri che non conosco. Mi dicono sia il dragon fruit, che vedrò domani al mercato
10 febbraio
A Luang Prabang (che significa la città del Buddha d'oro)
La partenza per le visite è alle 5.50, dunque usciamo che è ancora buio. Faremo colazione più tardi
La nostra nuova guida è una donna, non giovanissima, piccola, minuta, carina ed elegante. Anche il suo italiano lascia molto a desiderare, pazienza. Certe volte non si capiscono le spiegazioni. Si presenta come Susana. Le chiedo il suo vero nome e glielo faccio scrivere, anche in alfabeto laotiano
Subito con il pullmino ci rechiamo presso un tempio dove, poco dopo le sei, non appena è venuto chiaro, parteciperemo ad una cerimonia tradizionale
Comperiamo da questa venditrice per pochi soldi un cestino pieno di riso cotto colloso e caldo
Poi attraversiamo la strada e ci sistemiamo accucciati oppure in ginocchio su dei tappetini allineati per terra
Ecco ciò che accade: decine e decine di giovani monaci che soggiornano per qualche anno nei monasteri della città con i loro abiti color zafferano, con la loro ciotola per l'elemosina a tracolla, a piedi nudi e in silenzio, camminano nelle vie della città per chiedere cibo, come aveva fatto un tempo il venerabile Buddha. Nel rispetto della tradizione, la popolazione offre loro manciate di riso glutinoso o frutta
Siamo pronti: anche noi a piedi nudi e ci hanno messo una fascia intorno al corpo. I monaci, tutti ragazzi giovani, stanno sfilando
Un pugnetto di riso a ciascuno
Susana, la nostra guida e io
Terminata la cerimonia restituiamo il cestino alla venditrice e attraversiamo il mercato. Non sono ancora le sette ma è già molto animato
Le polpette e gli spaghetti di riso
La ragazza crea e vende confezioni di fiori color arancione da portare al tempio come offerta
La vendita della carne termina alle dieci, dopo è troppo caldo
Mi accorgo solo ora, inserendo le foto, che i venditori sono tutte donne
Grande varietà di frutta e verdura
Canna da zucchero
Il dragon fruit, di cui ho parlato ieri sera
A Luang Prabang
Rientriamo in albergo per fare colazione. Alle nove siamo pronti per ripartire
La prima visita è al Vatvisounnarath, (tempio del re Visounnarath) il più antico della città, che risale al 1500, ma fu ricostruito nel 1890 dopo che un incendio lo aveva distrutto, dato che era di legno
Ecco come appariva il tempio prima che bruciasse. Esso conteneva il Buddha d'oro che ora è al museo.
Si tratta di una statua alta 83 centimetri che pesa circa 50 chili. Non è tutta d'oro ma contiene anche parti in argento e bronzo
Il tempio, oggi
All'interno
Questo grande uccello ha una vasca interna da cui prendevano l'acqua con una canna di bambù per lavare il re
Il Vat Aham
Un piccolo delizioso tempio fatto costruire dal re Manthatourath nel 1822
All'ingresso fanno la guardia delle statue fantastiche (cui si aggiunge un'altra, molto più realistica)
All'interno, affreschi con la vita di Buddha
Nel recinto del tempio
Un albero vecchio di seicento anni con la sua fascia arancio-giallo e tappetini esposti in una bancarella
Nel recinto del tempio
Il loto
Questo è il That Pathum cioè lo stupa del venerabile loto. Ma tutti lo chiamano That Mak Mo, lo stupa del cocomero. Fu fatto erigere dalla sposa del re Visounnarath. Lo stupa è un monumento sacro destinato ad accogliere reliquie
Villette di abitazione privata, anche loro con tante statue di Buddha
Il Mekhan, affluente del Mekong
Nonostante gli appunti sul mio fido blocchetto, qui mi trovo in difficoltà. Non riesco a collocare questi bassorilievi in lamine d'argento e d'oro. Ma siccome sono belli, li includo ugualmente
A Luang Prabang
Camminando in città
Il piccolo santuario di Xieng Mouane risale alla fine del 19° secolo
La facciata è ricca di mosaici a tessere di vetro
Il complesso del tempio ospita una scuola di artigianato destinata ai giovani monaci per tramandare le tradizioni tecniche di scultura, pittura, stampa
L'esposizione dei prodotti in vendita
A Luang Prabang
In città vivono circa 900 monaci. Entrano nel monastero all'età di otto anni e studiano fino a venti. Molti di loro a questo punto lasciano e tornano in famiglia. I monaci fanno un voto di castità per cui non possono toccare nessuna donna, solo la madre
Ci sono anche monache, ma vengono accettate solo dopo i cinquantacinque anni. Prima devono sposarsi e crescere i figli
A Luang Prabang
Dopo un'ora di riposo in albergo si riprendono le visite
Questo è il Vat Sene Soukharam, cioè il tempio dei centomila tesori
Fu costruito nel 1718 con centomila pietre del Mekong, ha il tetto a tre strati e due tigri sorvegliano l'ingresso del santuario
In una cappella laterale si trova un Buddha alto otto metri, il Buddha che prega per la pioggia, tenendo le mani stese lungo il corpo
Susana ci illustra le due piroghe da regata decorate con fasto. Le regate si tengono sul Mekhan nelle feste di agosto e settembre. Cinquanta vogatori ogni barca
La pelle di bufalo viene messa a seccare. Se ne farà un tamburo
Il tamburo e la campana nel monastero
Ogni pomeriggio alle quattro in punto in tutti i monasteri della città i monaci suonano il tamburo e dei piccoli gong per una decina di minuti
Siamo nel Vat Xieng Tong dove i monaci hanno appena terminato la cerimonia del tamburo
Questo insieme di edifici sacri, costruiti nel 1560, è il più ricco della città ed è molto ben conservato
I bordi del tetto toccano quasi terra
L'albero della vita e un antico Buddha
Mosaici di vetro di ispirazione giapponese realizzati nel 1957 per i 2500 anni dalla nascita di Buddha. Rappresentano la vita del re al palazzo reale e la vita del popolo nelle sue varie attività
Al monte Phousi
Manca poco alle cinque e ci avviamo a salire al monte Phousi per godere il panorama della città al momento del tramonto
Si tratta di 328 scalini, con varie tappe
Prima rampa, prima tappa (vista sul Mekhan), seconda rampa
Un tempo le pendici di questo monte erano piene di santuari. Ora ne sono rimasti solo alcuni
Seconda tappa: alcune antiche tombe, Thorani, la signora della Terra
E una nuova rampa
In questa tappa varie statue di Buddha
Quello del martedì, che riposa
Con i suoi discepoli e col serpente Naga con sette teste (a volte ne ha solo cinque) che gli ripara il capo a ombrello
Ancora gradini e ancora Buddha
Ma alla fine si arriva
E troviamo qualcosa che non mi aspettavo: una vera tribuna per sedersi ed aspettare il tramonto insieme a tante altre persone!
Il tramonto del 10 febbraio 2011 a Luang Prabang
A Luang Prabang
Scendiamo dall'altra parte del monte, c'è ancora abbastanza luce, e ci troviamo in un bel mercato. Susana ci dà un'ora per guardare e per fare un po' di shopping
La moneta laotiana è il kip
A cena, in albergo
Minestra con tamlin, specie di spinaci a larga foglia
Sacchetto a piramide di foglia di banano contenente pesce tritato, carne e riso
Insalata cotta e leggermente piccante
Ananas, papaya, piccole banane e dragon fruit
Fine di una giornata molto ricca che ha avuto sveglia alle cinque
11 febbraio
Partenza tranquilla, alle nove
La prima visita è al Museo, ex palazzo reale. Un tempo era di legno, fu rifatto dai francesi nel 1905
Dal 1887 il Laos era protettorato francese, pur avendo un re. Dal 1975, è una repubblica
Questa è la statua del re Sisavang Vong, morto nel 1959
Fu l'artefice della riunificazione e dell'indipendenza del paese
Il Laos ha solo cinque milioni e mezzo di abitanti
Nel museo è proibito fare foto. Si visitano alcune sale sfarzosamente decorate, fra cui quella del trono, la sala da pranzo, quella di ricevimento del re e del segretario del re
La visita occupa poco tempo, riprendiamo il pullmino e ci dirigiamo verso sud
Risaie e campi coltivati
Dopo una ventina di chilometri ci fermiamo a un villaggio H'Mong.
Questa etnia ha la particolarità di non abitare mai al di sotto di 800 metri di altitudine e più a sud del 21° parallelo. Hanno conservato i costumi ancestrali e costruiscono case non su palafitte ma al livello del suolo
Si possono fare acquisti, numerosi i piccoli venditori
Nel villaggio H'Mong
Attività delle donne, gli uomini lavorano altrove
Un nuovo spostamento in pullmino ci porta alla cascata di Kuang Xi
Questa è una foto della cascata durante la stagione delle piogge, che ho trovato su Internet
Noi la vediamo molto più scarsa
È alta 85 metri
Vicino alla cascata è stata allestita un'area picnic molto frequentata dalla gente del luogo. Ci pranziamo bene e piacevolmente
Alle cascate di Khuang Xi
Rientrando a Luang Prabang, breve sosta nel villaggio di Khamu Ban Thapen
Di bambini ce ne sono moltissimi dappertutto 'Siccome noi non abbiamo la pensione, dice la guida, facciamo tanti figli per assicurarci sicurezza in vecchiaia'
Riprendiamo la strada verso l'albergo
12 febbraio
A Luang Prabang
Oggi la partenza dall'albergo è alle 9, abbiamo chiuso le valigie perché stasera saremo a Vientiane
La prima visita della mattina è a un monastero sulla collina, di nome Vatpaphonphao (parola che non ho visto scritta, suona più o meno così)
Il tempio fu costruito una cinquantina di anni fa, in stile indiano
Intorno al tempio, casette più o meno ornate ed eleganti
Ciascuna appartiene ad una famiglia, a volte le affittano. Servono per la meditazione
Quasi ogni albero reca una scritta. Sono raccomandazioni, consigli
Me ne sono fatta tradurre due. Eccole:
Non lasciare mai che un giorno sia vuoto
Aiutare i bambini rende bella la vita
Abbiamo poi visitato due interessanti laboratori artigianali
In uno producono carta contenente fiori e foglie veri
La fibra da cui estraggono la cellulosa
Le varie fasi
Ora la carta deve solo asciugare
Il loro negozio
Nell'altro laboratorio allevano i bachi e tessono la seta
I filati vengono tinti in modo naturale
In meno di un'ora di volo, fra l'una e le due, arriviamo a Vientiane
Ho il posto vicino al finestrino e seguo il corso del mio amato Mekong
Data la brevità del volo non c'è pranzo
Ci dànno però un sacchetto di frutta tropicale secca davvero deliziosa
A Vientiane
Loro la pronunciano Vieng Cian, che vuol rire la città della luna, perché qui il Mekong forma una curva simile ad una falce di luna. È una città di circa 600.000 abitanti ed è capitale dal 1563
La prima visita la facciamo al Vat Sisaket, l'unico tempio non bruciato durante la guerra del 1818 con il Siam
All'interno del tempio c'è un grande chiostro. Alle pareti una ininterrotta serie di nicchie che contengono piccole statuette di Buddha
E altre più grandi. La guida ci precisa che in tutto sono 8640
E questo, dietro il cancello, è il cimitero dei Buddha, dove mettono tutte le statue rotte, che però non gettano via
Non ho ancora detto che ci siamo tolti le scarpe un'infinità di volte (per entrare nei templi e perfino nel museo) e che ce le leveremo ancora nei prossimi giorni
A Vientiane
La strada principale della città
Nei cartelli l'inglese è spesso approssimativo
La sera a cena in un bel ristorante con musica e danze
Quando ci chiedono se preferiamo cucina locale o europea (specialmente francese), scegliamo sempre la prima
I piatti sono presentati con cura e fantasia e il cibo ottimo
Non ho preso note nel mio fido blocchetto a proposito dei piatti e non so ricostruire. Solo il dessert: banane fritte con gelato di fragola e crema
Domattina lasceremo il Laos e voleremo in Cambogia
Fine del diario di viaggio di nonna Mà
Comments powered by CComment