00_Rilievo_del_Trono_Ludovosi_Roma

001Musici_affresco_etrusco
....ora l'amata cetra tocco con dolcezza
e canto amore alla mia tenera fanciulla....
(Anacreonte, 6° sec aC)

....a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti....
(Stesicoro, 7°-6° sec. aC)


Arione e il delfino

01_Suonatore_di_lira
Arione era un poeta e un maestro nell'arte di suonare la lira.

Era nato a Lesbo, l'isola della poetessa Saffo, nel settimo secolo prima di Cristo. Fu lui ad inventare il 'ditirambo', una poesia che veniva cantata in coro, in onore di Dioniso, e che raccontava i miti riguardanti questo dio.

Lasciò presto la sua patria, si recò a Corinto, e qui divenne così famoso nella sua arte che il re lo chiamò a corte.
Un giorno fu invitato a recarsi in Sicilia, dove si doveva tenere una gara musicale. Il re gli concesse il permesso, a patto che poi tornasse a suonare per lui.

Così Arione fece questo viaggio, e vinse il primo premio, una borsa di monete d'oro, a cui i suoi ammiratori aggiunsero altri ricchi doni.
Ricordando la promessa fatta al suo re, Arione salì su una nave per tornare a Corinto. Accadde però che i marinai fossero al corrente del contenuto delle borse che Arione portava con sé, e il capitano, quando furono al largo, gli si avvicinò e fra loro si svolse questa conversazione:

"Ci dispiace Arione, ma tu devi morire".

"Per quale motivo, di che cosa sono colpevole?"

"Sei molto ricco, e quelle borse interessano a noi".

"Te le darò, ma tu salvami la vita, e non dirò a nessuno ciò che è successo".

"Non mi fido. Appena arriviamo a Corinto ti dimenticherai la promessa e correrai a denunciarmi. Per questo devi morire".

In quel momento Apollo, il protettore degli artisti, gli ispirò come comportarsi.

"Va bene, ma almeno lasciami cantare e suonare la mia lira per l'ultima volta".

Il capitano gli diede il permesso.
Arione indossò le sue vesti più belle e ritto sulla prua della nave, invocò gli dèi, poi cantò una meravigliosa canzone accompagnandosi col suo strumento.

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Un branco di delfini (i delfini e le foche sono sensibilissimi alla musica) si era intanto avvicinato alla nave e la seguiva saltando fra le onde.

Arione si gettò in mare, e subito un delfino lo prese in groppa.
Lo prese in groppa e lo portò fino a Corinto, più veloce perfino della nave. Così quando il capitano e i marinai arrivarono, il re già sapeva che cosa era accaduto. Essi vennero puniti, dopo aver restituito al poeta le sue borse.

Questo mito finisce in modo inaspettato: il delfino non volle più tornare in mare e visse a corte con il suo amico Arione, fra l'ammirazione di tutti e quando alla fine morì gli fu tributato uno splendido funerale!
E Apollo mise in cielo la Lira di Arione, che è una costellazione.

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Orfeo, il musico

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Orfeo era figlio di un re della Tracia, Eagro, e di una musa, Calliope.
Fu Apollo a donargli la sua prima lira, e Orfeo imparò a suonare e a cantare come nessun altro prima o dopo di lui.

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Oltre che musico, era poeta. Ammansiva con la sua musica e le sue poesie anche gli uomini più feroci.

Gli animali, perfino le belve, si radunavano intorno a lui, le piante allungavano i rami per sentirlo e le rocce restavano incantate.
La cetra fino ad allora aveva avuto sette corde, lui ne aggiunse due, in onore delle nove Muse.

Orfeo prese parte alla spedizione degli Argonauti. Quando essi incontrarono le Sirene, egli superò in dolcezza il loro canto, tanto che i marinai, affascinati, non lasciarono la nave, e proseguirono senza pericoli. Durante una tempesta, placò le onde furiose con la sua musica.

Orfeo amò e sposò Euridice, una ninfa degli alberi (una amadriade, ninfa, ma mortale). Non si separavano mai e lui cantava e suonava solo per lei.

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Un giorno Euridice camminava da sola lungo un fiume e venne inseguita da un pastore di nome Aristeo. Lei fuggì, e correndo non si accorse di una serpe che strisciava fra l'erba. Fu morsa. Questo causò la sua morte.

Il dolore di Orfeo fu immenso. E decise di tentare qualcosa che non era mai stato fatto prima. Recarsi nell'Ade per riprendere la sposa.
Riuscì ad entrare accompagnato da Ermes Psicopompo, e fu condotto alla presenza di Ade e Persefone. Aveva con sé la lira, e il suo canto fu così struggente che i due dèi gli diedero il permesso di riprendere Euridice.

"Ma" concluse Ade "c'è una condizione, non cercare di guardarla prima di essere tornato alla luce del sole, o la perderai per sempre".

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Si avviarono. Orfeo camminava davanti e suonava per guidare la sposa nell'oscurità.

Poi veniva Euridice.

Erano quasi fuori, si comiciava a vedere la luce, quando Orfeo si voltò.
Chissà..... non poté resistere al desiderio di vederla, o temette ci fosse un inganno e che lei non lo seguisse, o chissà per quale altra ragione Orfeo si voltò, ed Euridice svanì per sempre.

Orfeo non si seppe consolare, non guardò più nessuna altra donna e rimase solo con la sua lira.

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Dafni

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Dafni era figlio di Ermes e di una ninfa. Era nato, e viveva, in Sicilia in un boschetto di alloro, e proprio per questo lo avevano chiamato Dafni (questa parola, in greco, significa 'alloro').

Era stato allevato dalle ninfe, che lo avevano addestrato nell'arte della pastorizia e il suo fratellastro Pan gli aveva donato una siringa (zampogna) e gli aveva insegnato a suonarla.
Mentre gli animali pascolavano, Dafni suonava e cantava canzoni pastorali che lui stesso aveva composto.

Si innamorò della ninfa Pimplea e con lei trascorreva ore felici, perché anche lei lo amava.

Un giorno la ninfa fu rapita dai pirati e venduta come schiava a Litierse, un re di Frigia, figlio di Mida.
Questo re aveva una pessima abitudine: accoglieva cordialmente gli stranieri, e poi li invitava a mietere il grano con lui, sfidandoli a fare più in fretta. Vinceva sempre lui e tagliava la testa al perdente.

Dafni cercò Pimplea dappertutto e finalmente la trovò in Frigia. Ma fu sfidato da Litierse, e il giovane non aveva nessuna possibilità di sopravvivere.
Stava per iniziare la gara quando fortunatamente arrivò Eracle, di passaggio in Frigia durante una delle sue fatiche. Quando il re vide il gigantesco eroe, si dimenticò del pastorello e sfidò Eracle. Naturalmente fu battuto e così Dafni e Pimplea furono salvi e divennero re e regina di Frigia.


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