13 febbraio 2011
La mattina, partiamo dal Laos in aereo ed è circa mezzzogiorno quando atterriamo a Phnom Penh, la capitale della Cambogia
Per entrare in questo paese occorre un visto
La nostra guida cambogiana è un ragazzo di ventisei anni, di nome Kosal. Ci dà il benvenuto, ci dice che siamo nella stagione fredda. Infatti oggi ci sono solo 30°. Il suo italiano è buono, anche se lo sta studiando da soli tre mesi ed è autodidatta
A Phnom Penh
La prima visita del pomeriggio è al Museo Nazionale. Siccome non si possono fare foto, ho comperato tre cartoline di sculture antiche, per ricordare
Le tre sculture sono del 6°, 7° e 10° secolo
Le strade sono animate, di gente e di mezzi
Abbastanza poche le macchine, vari camion e furgoncini, ma specialmente motociclette
Molti i tuk tuk. Sono delle motociclette-taxi che portano velocemente in qualsiasi posto con poca spesa
Mi piacerebbe fare una corsa in tuk tuk, ma temo sia improbabile
E invcece sarò accontentata
Il Palazzo Reale (la Cambogia ha il re e circa quattordici milioni di abitanti) è circondato da un grande parco. Esso fu costruito circa cento anni fa, anche se Phnom Penh è la capitale dal 15° secolo
Lo stupa grigio è la tomba reale
Mi diverte l'idea del bonzo moderno e lo fotografo. Lui si gira e capisce che l'ho ripreso. Mi fa un sorriso a trentadue denti
Questo sotto è l'elegante albergo dove abbiamo dormito
Fu costruito come albergo dai francesi nel 1931, durante le varie guerre fu trasformato in ospedale, adesso è tornato alle funzioni originarie
14 febbraio
A Phnom Penh, che significa Collina di Penh
La partenza dall'albergo stamattina è alle 7.30
La venerata dama che vediamo nella foto si chiamava Penh. Un giorno dell'anno 1375, dice la leggenda, uscì di casa e vide che le acque del Mekong avevano straripato e portato davanti alla sua porta un grande tronco d'albero. Nel tronco c'era un foro e nel foro quattro statue di Buddha e una di Vishnu. Tutta la gente ne ebbe grande gioia e con devozione portarono le sacre immagini in casa e le posero in un tabernacolo provvisorio. Penh chiese a tutti di portare terra e, accanto alla casa, si formò così una collina artificiale sulla cima della quale, col legno del tronco, costruirono un santuario per le statue di Buddha. Quella di Vishnu la misero in una cappelletta alla base della collina. La fama del piccolo santuario richiamava folle di pellegrini. Così si aprì un mercato, si moltiplicarono le case, il paese divenne una città e, nel 19° secolo, la capitale del regno
Questi siamo noi quattro alla base della collina. Dietro di noi, un grande orologio circolare con le lancette che si muovono sull'erba
Saliamo la collina artificiale
Varie scimmiette ci saltellano intorno
In cima alla collina c'è l'altare della venerata dama di cui ho parlato
Sono circa le otto quando lasciamo la capitale e ci dirigiamo a nord. Poco dopo traversiamo il Mekong
La strada è trafficata e ci sono continue abitazioni: si alternano gruppi di casupole a palazzine tipo condominio
Qualche immagine colta al volo dal pullmino
Ci fermiamo a vedere una coltivazione di loto
Kosal coglie qualche fiore e bocciolo
Ci spiega che, caduti i petali, rimane una specie di cono verde pieno di semi che si possono mangiare
Li assaggio, sanno di poco, aciduli e duretti
Poi, con un'arte tipo origami floreale, dai boccioli, piegando i petali, forma dei nuovi fiori completamente diversi dal fiore di loto e ce li offre
Viaggiamo, pianura assoluta a vista d'occhio, palmeti
Ci fermiamo a un mercato lungo la strada
Ammetto la mia debolezza. In questo mercato ho fatto poche foto e da lontano. Infatti ci è stato detto che vendono ragni fritti (grossi e neri), cavallette e piccole rane fritte e altre cose di cui non ho volontariamente preso nota
Qui, che cosa si vende? Preferisco non sapere
Ci dice Kosal che in Cambogia la scuola non è obbligatoria
Molti bambini non ci vanno e lavorano in campagna o vendono nei mercati
Imbocchiamo una strada sterrata e dopo qualche chilometro ci troviamo nel sito di Isanapura (ora Sambor Prei Kuk), che fu l'antichissima capitale. I monumenti risalgono alla prima metà del 7° secolo, quando la religione era ancora induista
Questo è il tempio dei leoni
Anche qui, come spesso altrove, appare subito un ragazzino. Io ero un po' lontana dagli altri, mi si accosta, e mi dice: 'Grande albèlo si hiama ficus'. Bravo, ha capito che ero italiana e si è espresso nella mia lingua! Lo ringrazio per l'informazione e immortalo il suo sorriso
Un tratto delle mura
Nessun turista, nessun rumore, soltanto qualche raro uccellino che cinguetta
Muri e tronchi e rami, i primi che vediamo
Pranziamo in questo ristorante sul fiume Don Leisab (Acqua Fresca) che sembra un lago
Questa volta siamo in cinque, Kosal si unisce a noi. Sta attentissimo mentre parliamo, desidera arricchire il suo italiano
Avevo chiesto a Kosal se si poteva visitare una scuola. Ci fermiamo quindi in un paese ed entriamo da un cancello in un vasto cortile
Approfitto del fatto che siamo in una scuola elementare per ricordare che la lingua cambogiana ha 33 consonanti e 23 vocali. Posso capire le consonanti, ma come fanno ad avere tante vocali? Kosal me ne fa sentire alcune (più o meno a, ah, ha, hae, hea e via di questo passo)
Deve essere il momento dell'intervallo pomeridiano (sono le 14.30). I bambini giocano e vanno a comperare la merenda
poi arrivano tutti correndo per vedere questi quattro curiosi turisti
I ragazzini ormai conoscono le macchine digitali, dopo fatta la foto vogliono vedersi nel monitor e ridono
Si prosegue verso nord. Il traffico è scarso
Marciamo intorno agli 80-90 km all'ora sempre in una pianura senza il minimo rilievo
Arriviamo in albergo a Siem Reap abbastanza presto. Ho tempo, prima di cena, per rileggere qualche pagina della guida su Angkor. Fu la gloriosa capitale dell'impero Khmer e prosperò per cinquecento anni, dalla fondazione, anno 889, fino al 1432 quando venne abbandonata dalla corte reale. Solo nel 1860 iniziarono i ritrovamenti da parte dei francesi e i restauri
Nell'area di Angkor vi sono 287 templi
15 febbraio
Ieri sera prima di salutarci, Kosal ci ha fatto una proposta: andare a visitare un tempio nella giungla prestissimo, quando non ci sono ancora turisti, poi fare colazione col cestino fornito dall'albergo, e continuare le visite. Diciamo tutti subito di sì
Perciò, stamattina ci svegliamo presto e alle sei siamo pronti
Pochi chilometri (e molta emozione) si arriva ad Angkor
Ci fanno una foto e ci forniscono un tesserino per l'ingresso ai vari siti valido tre giorni. Noi ci staremo due
Kosal ci mostra le varie visite che faremo. I monumenti distano chilometri uno dall'altro, ci sposteremo con il pullmino
Nell'area di Angkor (vuol dire Città Santa o Città Capitale) viveva più di un milione di abitanti
La prima visita la facciamo al Ta Prohm, tempio buddista costruito alla fine del 12° secolo
Piove
Nel pullmino hanno degli ombrelli colorati che ci riparano, ma dopo dieci minuti la pioggia finisce
La cinta muraria (700x800 metri)
Il Ta Prohm è stato solo parzialmente liberato dalla giungla che lo aveva invaso
Esso era un monastero buddista enormemente ricco che controllava tremila villaggi
Non mi pare necessario scrivere dei commenti
Questo albero si chiama fromager (Ceiba pentrada). I suoi semi sono trasportati dagli uccelli, germogliano sui muri, protendendo le radici verso il suolo e infiltrandole fra le pietre fino a spostarle
I rami attraversano porte e finestre
Temevo difficoltà nel muoversi, invece si cammina tranquillamente e ci si può guardare in giro
Otto secoli fa questo monastero ospitava 260 divinità, al servizio delle quali si trovavano oltre 12.000 persone
Questo visino di pietra si intravede (ci vuole un occhio esperto per segnalarlo) nell'albero qui sotto
Gli alti dignitari mangiavano in piatti d'oro e dormivano tra lenzuola di seta
Questa è una delle porte del monastero
Mentre usciamo comincia ad arrivare gente
La torre con le quattro facce di Buddha è secondo lo stile Bayon
E' ora di fare colazione
Ci fermiamo sulle rive di un laghetto artificiale con i cestini stra-abbondanti che ci ha fornito l'albergo
Ad Angkor (continua)
Prossima visita, il tempio più grande e celebre del sito, l'Angkor Vat (il Tempio della Città)
La cinta muraria misura 1300x1500 metri
Simpatiche scimmiette
L'arrivo al tempio in una mia pallida foto
I lavori di costruzione, iniziati nel 12° secolo, durarono 37 anni. Il tempio è dedicato a Vishnu (convivevano due religioni, induismo e buddismo)
Ancora pochissimi visitatori
Un giovane monaco
Riflesse nel laghetto, le cinque torri del tempio
Ad Angkor (continua)
Rientriamo in albergo per il pranzo e un breve riposo, poi ripartiamo. È molto caldo e molto umido
Andiamo a visitare alcuni laboratori dove imparano e lavorano giovani handicappati
Doratura su lacca
Pittura su seta
Argentatura
Lavorazione della steatite
Intaglio del legno
Arriviamo ad Angkor Thom, la città reale dalle cinque porte
Questa è la porta sud, preceduta da due file (una per lato della strada) di 54 divinità, che sorreggono un Naga, il serpente sacro
Sopra la porta le quattro facce scolpite
Questa città contava nel 12° secolo 100.000 abitanti. Ma le loro case, fatte di legno e di paglia, non sono sopravvissute ai secoli. Solo gli dèi avevano diritto a case di pietra
Ecco il Bayon (che significa montagna magica), il tempio dedicato prima a Shiva, poi a Shiva e Buddha, poi esclusivamente a Buddha
All'interno ancora si possono ammirare dei bellissimi bassorilievi
Nel Bayon ogni torre, e sono 54, porta scolpite le quattro facce
La Terrazza degli Elefanti, lunga 350 metri, fatta costruire da un re nel 1100, per assistere con la sua corte agli spettacoli allestiti sulla grande piazza
Sono le cinque quando terminiamo la visita, non ci dispiace andare in albergo e riposare
16 febbraio
Dato il successo di ieri di aver visitato il primo tempio da soli, accettiamo con piacere la proposta di Kosal di partire alle 6.30, avendo già fatto in albergo una veloce prima colazione
Oggi, ci dice, visiteremo tre templi. Gli chiedo speranzosa: 'Ce n'è ancora uno con le radici e i rami?' 'Sì'
Oggi ci allontaniamo maggiormente da Siem Reap, 25 chilometri a nord
Ad un certo punto lasciamo la strada asfaltata e ci inoltriamo in una di terra battuta rossa
Ogni volta che entriamo in un sito c'è il controllo del nostro tesserino. Però poi, dentro si percorrono chilometri, e vediamo che ci abita parecchia gente
Ci sono anche delle risaie
Il primo sito che visitiamo si chiama Banteay Srei, la cittadella delle donne, un piccolo tempio in arenaria rosa, tappezzato di bassorilievi
Venne consacrato nel 968 da un induista, precettore del principe ereditario. Egli fece incidere sulle pareti gli insegnamenti più importanti dei Veda e i miti induisti
Nella foto ci sono anch'io o, meglio, la mia ombra in basso a destra
L'ingresso
I fini bassorilievi rosa della porta
Passeggiando nel tempio
Un gruppo di francesi è impegnato a disegnare
Un elefante tricefalo non l'avevo mai visto prima
La battaglia con le scimmie
Passeggiando nel tempio
Usciamo che sono le nove. Ci fermiamo a guardare il piccolo tempio rosa dentro la sua cinta muraria
Intanto arrivano i turisti che hanno preferito dormire un po' di più. I pullman che portano i gruppi e i tuk tuk che portano poche persone si fermano fortunatamente sempre molto lontani dagli ingressi
Nel tratto di strada che percorriamo a piedi ci accompagna la musica tradizionale cambogiana
Un allevamento di pesci abbellito da fiori di loto
Sulla via del ritorno
Davanti a molte case c'è un fantoccio dal viso feroce. Non è lì per spaventare i passeri, ma gli spiriti maligni
Le case sono quasi tutte su palafitte
Ci fermiamo a un mercato sul bordo della strada e compero delle confezioni di caramelle di zucchero di palma thamop.
Ecco come le fanno:
Colgono il fiore della palma salendo mediante una scaletta.
Il fiore, che ha una curiosa forma di croce ed è pieno di un liquido dolce e acquoso, viene spremuto.
Il liquido bollito per due ore si asciuga, così ne ricavano dei pezzetti duri giallastri tipo caramelle
Le caramelle di zucchero di palma thamop nella loro confezione di foglie di palma
La moneta della Cambogia si chiama rial
Al mercato
Questi sono spaghetti di riso (non li ho mai mangiati);
il venditore li ha cotti e li sta vendendo inserendoli in un sacchetto di plastica
Le ceste grandi servono per pescare
Visita al Ta Som, monastero con piccolo tempio dedicato alla memoria degli antenati del re, costruito alla fine del 12° secolo
Ogni torre porta le quattro facce, secondo lo stile Bayon
Il baniano (Ficus Bengalensis) ha imprigionato la porta
Bisogna guardare bene tra i rami e le radici
La fanciulla tiene fra le mani un uccellino
Il Neak Pean, il santuario dei Serpenti Attorcigliati
Questo tempio su un'isola, fatto erigere da Jayavarman VII verso il 1150, era l'ospedale reale. Curioso che i serpenti attorcigliati anche qui siano collegati alla medicina!
Era permesso ai pellegrini di venire a bagnarsi nelle sacre acque del tempio
Il Preah Khan, la Spada Sacra del re, più che un tempio è una vera città estesa su 50 ettari e protetta da fossati. Accoglieva un monastero con 430 divinità e un'università buddhista per monaci e studenti laici
Le case erano sparse nella foresta intorno al tempio
Sono le 11.30
L'ingresso. I pilastrini rappresentano fiori di loto chiusi
Superata la porta d'ingresso si cammina ancora un bel po' prima di trovare le prime costruzioni. I visitatori sono molto pochi
Una stele precisa che nella città e nei suoi 5324 villaggi periferici vivevano quasi 100.000 persone. Metà si occupavano del tempio, 4.000 delle cucine e 1.000 erano danzatrici professioniste
Un tronco che sembra una proboscide di elefante
Finestre e corridoi e cornicioni
Una costruzione diversa da tutte le altre, a colonne rotonde
Anche questa foto è diversa da tutte quelle che noi quattro ci siamo fatte fare negli anni....
Usciamo dal sito
Sono le 12.30 quando pranziamo in un ristorante vicino al sito stesso
Insalata di fiori di banana con pollo
Pollo cambogiano al curry con verdure e riso al vapore
Macedonia di frutta fresca con miele e sigarette khmer
Rientriamo in albergo per un po' di riposo. La nuova uscita sarà alle cinque per vedere il tramonto dalla torre di un tempio
Si tratta del Pre Rup, costruito nel 961, religione indù, dedicato a Shiva. Il tempio è circondato da mura e dotato di una gradinata
Ecco le parole della guida (libro): la scala è ripida ma il disagio dell'ascesa è compensato dallo spettacolo di cui si gode dall'alto
Troviamo una buona sistemazione seduti, dovremo aspettare almeno una mezz'ora
Intanto continua ad arrivare gente
Il tramonto del 16 febbraio 2011 a Siem Reap
Kosal mi chiede la macchina e mi scatta questa curiosa foto, miracolosamente togliendomi qualche anno
Fra un minuto il sole sarà scomparso
Strano a dirsi, sono scesa per prima, appoggiandomi però alla spalla di Kosal, ora stanno arrivando anche i miei amici
L'ultima sera, in albergo, assistiamo ad un piacevole spettacolo di danze mentre ceniamo
La danza dei guerrieri, spiriti maligni e belle principesse
17 febbraio
Partenza alle otto, verso sud, una quindicina di chilometri, al lago Tonle Sap
La prima fermata è per vedere una coltivazione di loto. Il pullmino si ferma sul bordo della strada, noi percorriamo il piccolo sentiero e, come dice il cartello bianco che si nota in basso a sinistra, paghiamo (anzi, la guida paga per noi, come sempre, tutti gli ingressi sono compresi) un dollaro per guardare i fiori di loto. Ci sono tante maniere e inaspettate, al mondo, per guadagnarsi onestamente da vivere
La foto del bocciolo mi piace tanto
Arriviamo ad un canale
Ci imbarcheremo e lo percorreremo a lungo fino al lago
La discesa alle barche
L'uomo di spalle è una guardia
Molte barche servono per i trasporti locali
Siamo partiti
La vita lungo il canale è intensa e interessante
Si accosta una piccola barca a motore guidata da una donna. Salta su da noi un ragazzino portando delle aranciate e acqua minerale
Non ne siamo interessati
Salta giù e ripartono. Il tutto in due o tre minuti, pronti per tentare la fortuna con un altro gruppo di turisti
Il pescatore con la grande rete
Arriviamo al lago, il più grande della Cambogia. Si abbassa in primavera e si alza in autunno arrivando a moltiplicare per quattro la sua superficie. È uno dei laghi più pescosi del mondo
Il lago è costellato di villaggi galleggianti, fin dalla notte dei tempi. I villaggi si spostano sul canale quando le acque sono tropppo alte, poi ridiscendono al lago quando le acque si abbassano
Riprendiamo la via del ritorno
Queste due foto vanno viste una di seguito all'altra. Si tratta di un trasloco. Infatti le barche stanno trasportando la casa in un altro luogo
La scuola in costruzione
E, sorprendentemente, una chiesa cattolica
Attracchiamo
E risaliamo verso la terraferma
Lungo la via del ritorno attira la nostra attenzione una specie di grande baldacchino rosa e giallo. La guida ci dice che si tratta dei preparativi per una festa
Gli chiedo che cosa c'è scritto nei cuori. Mi risponde 'Il 18 febbraio Razeven compirà due anni'. Razeven è un nome da maschio
Kosal mentre ci spiega
Per le ultime visite del pomeriggio non avremo il pullmino, ma 'dovremo' prendere i tuk tuk. Con cinque dollari un tuk tuk ci porterà in giro per tre ore. Come sono contenta!
Vediamo un monastero e una scuola
Nel monastero
Le casette dei monaci
Ecco le loro regole:
non mentire, non uccidere animali, non rubare, non bere alcolici, non usare profumi, non portare gioielli, non toccare donna, non indossare biancheria intima, pregare per un'ora ogni mattina prima dell'alba, dormire per terra
Andiamo alla scuola
Sul tuk tuk
Il nostro taxista è il signor Tan e la targa del mezzo è 7
L'ingresso della scuola e il cortile su cui si affacciano le aule
Una classe con la maestra (23 vocali e 33 consonanti!)
Un'altra classe
Torniamo in albergo, sono circa le cinque
Rientro in Italia tutto bene, senza nulla da raccontare. Tranne che la hostess della Thai ci offre un'orchidea al momento dell'arrivo
Fine del diario di viaggio
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