Omphalos, l’ombelico del mondo, copia ellenistica di scultura arcaica, Museo, Delfi
Prima che fossero il mare e la terra e la volta del cielo
uno solo era l’aspetto dell’orbe, che dissero Chaos………
(Ovidio, le Metamorfosi)
L’inizio
All’inizio di tutte le cose c’era il Chaos, che, per i Greci, voleva dire il vuoto.
Da questo immenso abisso sorsero due esseri potenti:
Eros, l’Amore e Gea (o Gaia), la Terra.
Eros volante, Museo del Louvre, Parigi Gea, 2° sec. aC, Pergamonmuseum, Berlino
E Gea nel sonno generò Urano, il Cielo stellato.
La Notte, K. F. Schinkel, 1815
Dall’alto delle montagne Urano guardò la dea con occhio amoroso e versò su di lei piogge feconde che fecero nascere erbe, alberi e fiori, e insieme le belve, i pesci e gli uccelli …..
Gea e Urano ebbero molti figli, tutti mostruosi o giganteschi:
• tre Ecatonchiri (o Centimani), con cento braccia ciascuno
• tre Ciclopi, colossi con un solo occhio in mezzo alla fronte: uno era il Fulmine, uno era il Lampo e il terzo era il Tuono
• sei maschi, i Titani e sei femmine, le Titanidi.
Gea, la Madre Terra, statuetta, 12° sec. aC, Creta
I Titani e le Titanidi
Fra questi Titani vi erano:
• Il Titano Oceano, un grande fiume che girava intorno alla terra (che allora si credeva piatta) e la delimitava da tutte le parti, ricoprendola anche nella parte inferiore. Oceano sposò Teti, una sorella Titanide, e da loro nacquero tutti i fiumi, più di tremila.
Oceano, mosaico, 2° sec., Museo, Sousse, Tunisia
• Il Titano Iperione, ‘quello che sta in alto’, cioè la parte del cielo più vicina a noi. Anche lui sposò una Titanide, Teia la Luce, e da loro nacquero Elio il Sole, Eos l’Aurora e Selene la Luna.
• Il Titano Giapeto, padre di Atlante, Prometeo ed Epimeteo.
• La Titanide Mnemosine, la Memoria. Fu lei ad assegnare i nomi alle cose, in modo che si potesse parlare. Era la madre delle Muse.
• E, infine, il Titano Crono e la Titanide Rea.
Urano aveva in orrore tutti questi figli giganteschi o mostruosi e li obbligò a rimanere sepolti nel petto della loro madre, cioè nelle viscere della terra, senza veder mai la luce.
Gea chiese allora ai figli di intervenire e liberare lei e loro dal padre. Ma nessuno osava ribellarsi ad Urano.
Alla fine solo Crono, il più giovane dei Titani, accettò e ricevette dalla madre un falcetto d’acciaio affilatissimo.
Una notte, mentre Urano si avvicinava a Gea, egli lo affrontò e lo ferì gravemente, evirandolo.
Prima di ritirarsi, Urano si rivolse a Crono gridando:
“Anche tu, figlio mio, verrai spodestato da un tuo figlio!”
Mentre Urano si allontanava per sempre per essere incatenato nel Tartaro, le gocce di sangue della sua ferita toccavano terra. E nel corso degli anni da esse nacquero i Giganti.
Crono, affresco pompeiano, Museo Archeologico, Napoli
Crono e la nascita di Zeus
Crono sposò Rea, sua sorella Titanide (che poi fu anche adorata con il nome di Cibele).
Appena diventato padrone del mondo, Crono, per poter regnare da solo, fece ripiombare sotto terra, nel Tartaro, tutti i suoi fratelli Titani che in un primo momento aveva liberato su preghiera di Gea.
Crono insegnò agli uomini, che prima si limitavano a raccogliere semi e frutti, a coltivare la terra sfruttando la sua fertilità. Insegnò loro ad usare la falce, a potare la vite e altri segreti dell’agricoltura.
Ma un pensiero lo tormentava: la predizione di suo padre che un figlio lo avrebbe spodestato. Perciò, man mano che Rea dava alla luce un figlio, lui lo divorava. Questo accadde a Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Quando stava per nascere il sesto figlio, che sarebbe stato Zeus, Rea pensò:
“Devo trovare un modo per salvarlo”.
Si rivolse allora a sua madre Gea, la Terra, e la supplicò di aiutarla. Lei le consigliò di cercar rifugio nell’isola di Creta. Gea contorse le sue viscere con un terremoto e creò una profondissima caverna sul monte Ida. Lì si nascose Rea e lì nacque il piccolo Zeus.
Rea appese il neonato ad un albero, in modo che Crono non lo potesse trovare né in cielo, né in terra, né in mare, e lo affidò alle cure della Capra Amaltea, che lo allattò. Le api gli fornivano il loro miglior miele e un’aquila gli offriva nettare e ambrosia (la bevanda e il cibo degli dèi) porgendoli con il suo becco.
Creta, il Monte Ida
I Cureti, Rea e Zeus, rilievo
I Cureti, Amaltea e Zeus, rilievo
Per timore che i pianti del bimbo giungessero fino a Crono, che così avrebbe potuto scoprirlo, Rea incaricò i Cureti, gli antichi abitanti dell’isola, di fare un gran rumore battendo le spade sui loro scudi.
Quando fu tornata sull’Olimpo, il marito le chiese del bambino. Rea avvolse un sasso nelle fasce e Crono inghiottì il tutto senza accorgersi dell’inganno.
Crono ingannato da Rea:
460 aC, Metropolitan Museum, New York
Ara, Museo Capitolino, Roma
Zeus
Intanto Zeus cresceva forte e robusto.
Quando la Capra Amaltea sua nutrice morì, egli ne fu molto addolorato perché le voleva bene. Per ricordarla, Zeus si fece un’armatura con la sua pelle, chiamata egida (ancor oggi si dice ‘sotto l’egida di…’ per intendere ‘con la protezione di…’). Questa armatura la usava quasi sempre sua figlia Atena.
Tenne un corno della capra e comandò che si riempisse sempre miracolosamente di tutti i frutti. Esso è chiamato Cornucopia o Corno dell’Abbondanza.
Amaltea è finita in cielo e nello Zodiaco rappresenta il segno del Capricorno.
Atena con l’Egida,
e la Cornucopia
Quando Zeus fu adulto, decise di liberare i suoi due fratelli e le sue tre sorelle, che erano ancora nello stomaco di Crono. Meti, la sua prima sposa, gli diede una pozione da somministrare al padre. Era una droga che lo fece vomitare, così i cinque dèi poterono finalmente vedere la luce.
Crono però non si diede per vinto. Chiamò in aiuto i suoi fratelli Titani e ci fu una guerra terribile, la Titanomachia, che durò dieci anni. Da una parte Crono e i Titani, dall’altra Zeus e i suoi fratelli, con gli Ecatonchiri.
Alla fine della lotta Crono fu sconfitto e se ne andò in Italia, nel Lazio, dove lo chiamarono Saturno.
I Titani furono incatenati nel Tartaro.
Zeus lotta con un Titano, 6° sec. aC, dal Tempio di Artemide, Museo Archeologico, Corfù
Nozze di Zeus e Era, rilievo in legno, 7° sec. aC, Santuario di Samo
Allora i tre fratelli si divisero il potere tirando a sorte:
• a Poseidone toccò il mare
• ad Ade il mondo sotterraneo
• a Zeus il cielo e il predominio su dèi e uomini.
Zeus sposò prima Meti, poi Temi e poi sua sorella Era, che rimase sua sposa e regina degli dèi.
Le nozze con Era furono solenni e concludevano un amore che segretamente esisteva da lungo tempo. Esse si tennero nel favoloso giardino delle Esperidi.
Il giardino, in cui era sempre primavera, si trovava all’estremo occidente e apparteneva alle tre sorelle Esperidi. Qui fu piantato il famoso albero dai pomi d’oro che la nonna Gea regalò a Era per le nozze.
E a guardia fu messo un serpente.
Il giardino delle Esperidi con i pomi d’oro, F. Leighton, 19° sec., Art Gallery, Merseyside
Il re e la regina degli dèi
Zeus
Zeus era l’essere più potente, sottoposto solo al Destino. Egli manteneva l’ordine e la giustizia nel mondo e fra gli dèi.
Il suo simbolo era il fulmine, l’animale sacro, l’aquila.
I Romani lo chiamarono Giove.
Zeus di Otricoli, Musei Vaticani, Roma
Era
Era, come moglie di Zeus, era la protettrice delle spose. Secondo la tradizione era alta e formosa.
Il suo animale sacro il pavone, la pianta, il melograno.
I Romani la chiamarono Giunone.
Era, testa, Museo Archeologico, Napoli
I fratelli di Zeus
Ade Plutone
Ade era il dio dell’Oltretomba, un dio spietato perché non permetteva a nessuno di tornare alla luce.
Ade significa ‘invisibile’. Gli antichi non pronunciavano volentieri il suo nome. Essi preferivano chiamarlo ‘Plutone’, cioè ‘il ricco’, con riferimento alle grandi ricchezze del sottosuolo.
Ade, busto, Museo Nazionale, Roma
Poseidone
Poseidone era il dio del mare e scuotitore della terra. Procurava terremoti, comandava ai flutti, provocava tempeste, faceva scaturire sorgenti o uscire mostri dal mare con un colpo del suo tridente (che era l’arma dei pescatori di tonni).
Egli era anche il ‘signore dei cavalli’ (Poseidon Hippios)
I suoi attributi: il tridente e il tonno come animale sacro
I Romani lo chiamarono Nettuno.
Poseidon Hippios, tavoletta votiva, Museo Nazionale,
Poseidone col tonno, coppa, 5° sec. aC, Museo
Berlino Nazionale, Copenaghen
Le sorelle di Zeus
Estia
Estia, la dea del focolare, fu onorata in tutte le case.
Non si mosse mai dall’Olimpo e non prese parte a nessuna impresa degli altri dèi. Veniva onorata con il fuoco sempre acceso.
I Romani la chiamarono Vesta.
Estia, coppa, 6° sec. aC, Museo Nazionale, Tarquinia
Demetra
Demetra era dea della terra coltivata, dei raccolti, del grano e dei cereali. Fu lei ad inventare il mulino e ad offrirlo agli uomini.
I suoi attributi: la spiga e la gru come animale sacro, qualche volta la vediamo con il serpente.
I Romani la chiamarono Cerere.
Demetra, statua fittile, 5°sec. aC, Museo Nazionale, Reggio Calabria
Esiodo, mosaico pavimentale, Museo di Treviri
Esiodo
Esiodo fu, insieme ad Omero, il più antico poeta greco. Egli visse circa 700 anni prima di Cristo.
Fra le sue opere c’è la ‘Teogonia’, cioè ‘La nascita degli dèi’, in cui racconta in poesia i miti di cui abbiamo parlato finora.
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